Massimiliano Musto

Il successo è un risultato,non l'obiettivo.

Matrice di consapevolezza del messaggio.

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Matrice di consapevolezza del messaggio.

“I secondo me”

 

“I social network sono un fenomeno positivo ma danno diritto di parola anche a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Ora questi imbecilli hanno lo stesso diritto di parola dei Premi Nobel”. Così Umberto Eco nel 2015, riferendosi ai social media.

Il fenomeno degli imbecilli, purtroppo, stenta a placarsi. Anzi, si è evoluto. L’abuso del diritto di parola si è esteso travalicando i confini dei cosiddetti “Leoni da tastiera” e finendo per coinvolgere personaggi che hanno sì notorietà e credibilità, anche culturale, ma che spesso si trovano ad affrontare argomenti di cui non hanno alcuna competenza specifica.

Il fenomeno non riguarda più soltanto i social media ed “imbecilli sconosciuti”, ma anche altri canali di comunicazione, come Tv e Radio, e personaggi pubblici.

C’è un mondo di “presenzialisti” che pur di apparire partecipano ad ogni tipo di trasmissione ed evento, commentano con post qualsiasi accadimento mediatico e, nella maggior parte dei casi, intervengono senza aver un minimo di competenza del sapere e del saper fare.

L’importanza della presenza, della riconoscibilità mediatica, la presunzione di possedere doti intellettuali e preparazione, molte volte sopravvalutate ma controbilanciate da un abbassamento del livello culturale medio, generano argomentazioni basate sul “personale sentire”, che sta deteriorando l’intera catena dell’informazione. Gaffe e strafalcioni sono una consuetudine comunicativa, nota è ormai la risposta di un viceministro all’Economia: “Questo lo dice lei”, rivolgendosi ad un noto economista in un talk televisivo.

Ogni giorno la Tv, Facebook, sono colmi di personaggi che amano parlare senza nulla dire, opinionisti e politici di prim’ordine, punta di diamante di questa nuova generazione dei “secondo me”.

Le persone hanno perso l’abitudine a dire: “No, questo argomento non lo conosco, non sono un esperto”.

Capirete bene che la mia è una sana provocazione, l’esasperazione di un andazzo che ci ha tutti esasperati. Di certo, non tutti i politici e non tutti gli opinionisti sono privi di competenza, tanti sanno e sanno fare, ma si deve rilevare che il fenomeno è in aumento se pensiamo alle elezioni americane e al coronavirus. E di tutto questo, la vittima più indifesa è la società: le persone quotidianamente sono “rimpinzate” di informazioni approssimate, superficiali ed in alcuni casi errate, prive di fondamento, generando opinioni e convinzioni totalmente scorrette.

Abbiamo perso l’abitudine a dare ascolto alla voce della conoscenza, abbiamo perso la strada della cultura e dell’informazione.

Il fenomeno è complesso. Una delle poche possibilità di salvezza è inquadrare il fornitore dell’informazione o del messaggio. Per farlo ho posto su due assi conoscenza ed esperienza al fine di schematizzare e sintetizzare il risultato creando una matrice.

La matrice ha 4 quadranti, sull’asse orizzontale si indica il grado di esperienza/azione, ossia la capacità di concretizzare (saper fare)  attraverso il sapere; sull’asse verticale si indica il grado di conoscenza (sapere) di un certo argomento.

La combinazione delle dinamiche generate dai due assi porta all’identificazione di quattro aree ad identificare 4 categorie di genere, la cui applicazione trova un suo spazio principalmente nel mondo dei media:

 

 

 

Inesperti. Il primo quadrante è rappresentato da coloro che hanno buone conoscenze di un argomento ma non hanno l’adeguata esperienza per poter sostenere le proprie tesi.

Immaginate un giovane laureato in giurisprudenza con una specializzazione in diritto penale che ha appena ottenuto l’abilitazione alla professione ma che non ha mai davvero esercitato la professionale in autonomia. Sicuramente ha una preparazione teorica ma gli mancano le fondamenta esperienziali. Per quanto importante, anzi indispensabile, la teoria non è tutto, l’esperienza permette di completare la competenza.

Questa affermazione probabilmente farà rabbrividire i ben pensanti della Teoria della Conoscenza, ma in realtà non sono lontano dalle affermazioni di Deming (il padre della Teoria della Conoscenza Profonda) anzi, ho solo esasperato un concetto per meglio far comprendere la figura che sto provando a descrivere.

Come disse Leonardo da Vinci la pratica deve essere edificata su una buona teoria e, aggiungerei, che l’una senza l’altra è sempre una porzione di un qualcosa e mai un piatto completo; conoscere perfettamente la ricetta degli spaghetti aglio ed olio, conoscere la composizione delle materie prime e cosa succede quando si mescolano fra loro non necessariamente darà come risultato un gustoso piatto gourmet; aver sperimentato con successi ed insuccessi permette di conoscere molto spesso le conseguenze delle azioni e questo, da solo, già rappresenta tanto. Io parto dalla considerazione che il sapere si apprende meglio con il fare.

In questa categoria rientrano molti professori, giornalisti, che spesso intervengono su argomenti di cui hanno uno scarso apprendimento esperienziale.

 

Maestro. Il secondo quadrante è rappresentato da coloro che sanno e mettono in pratica, hanno sviluppato una buona capacità di esecuzione, coordinando al meglio la conoscenza teorica con quella pratica. In questa categoria rientrano gli scienziati,  i divulgatori, molti imprenditori.

 

I secondo me. Il terzo quadrante è rappresentato da coloro che non sanno e non hanno esperienze sui temi di sui disquisiscono. In questa categoria rientrano molti opinionisti, politici, influencer.

 

Apprendista Stregone. Il quarto quadrante è costituito da coloro che hanno poca conoscenza di un argomento ma un’alta esperienza pratica e molto spesso tendono a confondere l’esperienza con la conoscenza e competenza, tanto da emulare i maestri. In questa categoria rientrano i cosiddetti uomini del fare, gli artigiani, alcuni operatori del settore sanitario.

 

Questo lavoro ha il solo scopo di inquadrare le tipologie di comunicatori al fine di dare il giusto peso alle informazioni raccolte, sapendo, per esempio, che se si sta ascoltando un personaggio che si può far rientrare nel quadrante 4, le sue conoscenze sono principalmente esperienziali, probabilmente limitate al suo campo professionale e per questo influenzate da quel tipo di condizione.

In conclusione, vorrei allertare il lettore a tenere  sempre alte le proprie abilità cognitive e saggezza pratica, verificando ed approfondendo le informazioni,  senza mai riporre nell’interlocutore quella fede quasi religiosa che spesso potrebbe rilevarsi ingenua ed irreale.

 

 

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